ANDE
Associazione Nazionale Donne Elettrici di Roma
COMUNICATO STAMPA
Valle del Sacco, cent'anni di veleni:
nell'area più inquinanti che intorno all'Ilva
11 ottobre 2102
Comunicato Retuvasa e Comitato residenti Colleferro ( Italcementi)
Convocazione plenaria, in via straordinaria ed a oltranza, del Consiglio comunale sulle problematiche ambientali interessanti la città di Colleferro
Martedì 9 ottobre 2012
Associazione Antigone
Femminicidio, potere, cittadinanza. Per una “rivoluzione archetipale”
9 ottobre 2012
Siamo quel che diciamo: detti e pratiche misogine nella cultura popolare veneta
8 ottobre 2012
Un convegno sulla toponomastica femminile invocando pari opportunità
E’ sufficiente fare un giro per le strade delle nostre città e contare il numero di strade dedicate a eroine, musiciste, scrittrici e artiste. Poche troppo poche. Un problema culturale mai risolto.
Se ne è parlato a Roma…
Pari opportunità anche nella toponomastica. Le strade intitolate alla donne infatti, sono una esigua minoranza rispetto a quelle che portano nomi di eroi della storia, letterati, scienziati o politici maschi. E’ da qui che è partito il primo Convegno nazionale di toponomastica femminile che si svolto lo scorso fine settimana presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma.
Patrocinato da Anci, Aspettare Stanca, Fnism, Leggendaria e Telefono Donna di Potenza, l’incontro è servito a fare il punto sulla situazione della presenza femminile nella toponomastica dal momento che “ anche i nomi delle strade delle nostre città – spiegano le promotrici – contribuiscono a creare la cultura di un popolo, definendone le figure storiche degne di
memorabilità”. Tanti gli interventi di studiose e addette ai lavori, come la prof.ssa Fiorenza Taricone dell’Università degli Studi di Cassino:
“Per molti secoli e per un’infinità di persone, donne e uomini, le immagini concrete,gli attrezzi quotidiani, l’iconografia religiosa, l’arte pittorica, statuaria e quella monumentale, hanno “fatto vedere” ciò che non riuscivamo a leggere. Dopo Gutemberg e l’invenzione della stampa, il circuito visivo si è allargato, ma solo nicchie ristrette hanno potuto decifrare ciò che le pagine cartacee raccontavano, ma anche implacabilmente fissavano, in quanto a tradizione, norme, dogmi, storia religiosa, storia profana, senso della vita. In quelle élites, le donne erano ancora una sottoparticella; in compenso era già avvenuta per un intero genere, quello femminile, la fissazione del canone, ontologico e . Dal pagano Aristotele ad alcuni Padri della Chiesa, poco cambiava. Se per il filosofo, chiamato l’ipse dixit, perché la sua autorevolezza
era tale da oscurare qualunque altra opinione, le donne erano la metà degli uomini liberi, con una volontà deliberativa simile a quella di un fanciullo, per alcuni Padri della Chiesa, esse erano la porta del diavolo (la ianua diaboli) e di ogni male. Quando nel Settecento in Francia si consolida la nascita dell’ opinione pubblica, grazie anche all’esperimento veneziano della Gazzetta a buon mercato, quindi accessibile a molti perché appunto costava “una gazza”,
il racconto dogmatico sui due sessi è già completo; l’estromissione dalle università, esplicita o non detta, è già avvenuta, le donne che si spingono fuori dai confini domestici pagheranno un prezzo salato e lo faranno comunque; il codice binario era inflessibile: agli uomini la razionalità,
la cultura scritta, gli incarichi pubblici, alle donne il carico del materno, personale e per quello di un intero genere, la sentimentalità e il peso di una tradizione negativa. Quindi, se oggi ci chiedessimo a cosa si deve la celebrità femminile e rispondessimo essenzialmente al potere decisionale dei media, ci daremmo una risposta parziale, perché i modernissimi media rispondo ancora a logiche arcaiche di selezione dei meriti e dei demeriti.
Recuperare i nomi
I cataloghi che tramandano alla storia una serie di brevi biografie di letterate e di poetesse, dandoci modo ancora oggi di recuperare almeno i nomi, se non i volti, con lo scopo di dimostrare le capacità femminili nel campo strettamente letterario, fu ripreso da Boccaccio e non cessò mai di esistere toccando la vetta della sua produzione tra il 1600 e il 1700, alle soglie della formazione del fenomeno dell’opinione pubblica e nel secolo precedente in Italia alla nascita del sistema rivoluzionario della pubblica istruzione. Il Seicento fu anche il secolo in cui “la questione femminile” uscì fuori dalle dispute individuali e diventò un dibattito europeo coinvolgendo uomini e donne; l’incontro-scontro, aldilà delle argomentazioni a volte teneramente ridicole, degli uomini fra loro, in veste di accusatori o sostenitori delle capacità
“muliebri” e delle donne che difendendo il loro sesso, finalmente ritrovavano un’alleanza, ci ha consegnato, se non fisicità, almeno nomi e cognomi su cui lavorare. Un compito che il Femminismo si è assunto fin dalla metà degli anni Settanta e per il quale non dovremmo provare che gratitudine. Le firme degli uomini che tramandavano le donne, consegnandole alla celebrità, spesso anche negativa, avevano una formazione culturale e una provenienza diversa:
letterati laici ed ecclesiastici, saggisti improvvisati, donne offese nell’amor proprio dalla misoginia dominante, galanti eruditi di provincia che arringavano in difesa del sesso debole più per spirito cavalleresco che per convinzione. Ma anche abati impauriti dalla corruzione insita per natura nel corpo e nell’anima femminile (la donna come officina del diavolo), poeti arcadi
in vena di rime esortative per giovinetti da educare, ingenui e sprovveduti ai quali si diceva “state lontani dalla donna ingorda e infine, incalliti assertori della superiorità maschile; contro l’incalzante saggistica vicina alla eguaglianza fra i sessi, che si respirava, per così dire, con l’aria del tempo settecentesco, essi costruirono un vero e proprio edificio di luoghi comuni, irrobustiti
con citazioni aristoteliche e bibliche. La galleria di donne celebri non necessariamente implica un criterio di scelta meritocratico, bensì era usato sia per esaltare che per denigrare . Esistevano in verità molte più sante, vergini, mogli fedeli e poetesse da contrapporre a prostitute, incestuose e streghe assassine, ma ai difensori delle donne mancava un vero e proprio substrato culturale su cui attecchire; risultava così facile a Giuseppe Passi, autore settecentesco, scrivere un catalogo di “puttane” e a Diunilgo Valdecio, ripete in 14 righe per ben 16 volte il gioco di assonanza fra donna e danno, proverbio che è appartenuto al lessico comune fino a pochi anni fa. Il prototipo negativo da cui partire per riabilitare era Eva, che sancì in sostanza la condanna all’inferiorità per tutto il genere femminile. Da Cornelio Agrippa a tanti altri, in un arco di tempo che abbracciò due secoli, venne contestata l’idea della superiorità maschile rovesciandola nella maggiore perfezione del sesso femminile. Per esempio scriveva che la donna nasce dalla costola di Adamo presa sotto il cuore, l’uomo invece è stato forgiato dalla terra; come si può credere che sia migliore della donna se essa è fatta di materia più nobile? Anche il luogo della formazione era migliore, perché Eva fu creata nel Paradiso, mentre Adamo vi fu trasportato dopo essere stato formato in un campo selvatico insieme con gli animali bruti; e ancora la natura limosa maschile si manifesta quando l’uomo si lavava. L’acqua del suo catino presentava sempre residui di terra emessi dal suo viso fangoso, così come l’uomo era inferiore anche perché peloso e soggetto alla calvizie , eventualità in cui la donna non incorreva mai data la sua origine celeste. Insomma, come scrisse Francesco Agostino della Chiesa: “ Le donne sono venute in
eccellenza in ciascun arte ove han posto cura”. Ma la risposta migliore e in un certo senso premonitrice spetta senza dubbio alla seicentesca Moderata Fonte pseudonimo di Modesta Dal Pozzo, autrice de “Il merito delle donne” quando, per fugare ogni dubbio, disse in modo lapidario: D’altri non son che mia, libero cor nel mio petto soggiorna”
Sintesi dell’intervento: Meriti e demeriti della celebrità femminile. I criteri della celebrità “per passare alla storia”.
di Diana Stanzani
Un convegno sulla toponomastica femminile invocando pari opportunità
E’ sufficiente fare un giro per le strade delle nostre città e contare il numero di strade dedicate a eroine, musiciste, scrittrici e artiste. Poche troppo poche. Un problema culturale mai risolto.
Se ne è parlato a Roma…
Pari opportunità anche nella toponomastica. Le strade intitolate alla donne infatti, sono una esigua minoranza rispetto a quelle che portano nomi di eroi della storia, letterati, scienziati o politici maschi. E’ da qui che è partito il primo Convegno nazionale di toponomastica femminile che si svolto lo scorso fine settimana presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma.
Patrocinato da Anci, Aspettare Stanca, Fnism, Leggendaria e Telefono Donna di Potenza, l’incontro è servito a fare il punto sulla situazione della presenza femminile nella toponomastica dal momento che “ anche i nomi delle strade delle nostre città – spiegano le promotrici – contribuiscono a creare la cultura di un popolo, definendone le figure storiche degne di
memorabilità”. Tanti gli interventi di studiose e addette ai lavori, come la prof.ssa Fiorenza Taricone dell’Università degli Studi di Cassino:
“Per molti secoli e per un’infinità di persone, donne e uomini, le immagini concrete,gli attrezzi quotidiani, l’iconografia religiosa, l’arte pittorica, statuaria e quella monumentale, hanno “fatto vedere” ciò che non riuscivamo a leggere. Dopo Gutemberg e l’invenzione della stampa, il circuito visivo si è allargato, ma solo nicchie ristrette hanno potuto decifrare ciò che le pagine cartacee raccontavano, ma anche implacabilmente fissavano, in quanto a tradizione, norme, dogmi, storia religiosa, storia profana, senso della vita. In quelle élites, le donne erano ancora una sottoparticella; in compenso era già avvenuta per un intero genere, quello femminile, la fissazione del canone, ontologico e . Dal pagano Aristotele ad alcuni Padri della Chiesa, poco cambiava. Se per il filosofo, chiamato l’ipse dixit, perché la sua autorevolezza
era tale da oscurare qualunque altra opinione, le donne erano la metà degli uomini liberi, con una volontà deliberativa simile a quella di un fanciullo, per alcuni Padri della Chiesa, esse erano la porta del diavolo (la ianua diaboli) e di ogni male. Quando nel Settecento in Francia si consolida la nascita dell’ opinione pubblica, grazie anche all’esperimento veneziano della Gazzetta a buon mercato, quindi accessibile a molti perché appunto costava “una gazza”,
il racconto dogmatico sui due sessi è già completo; l’estromissione dalle università, esplicita o non detta, è già avvenuta, le donne che si spingono fuori dai confini domestici pagheranno un prezzo salato e lo faranno comunque; il codice binario era inflessibile: agli uomini la razionalità,
la cultura scritta, gli incarichi pubblici, alle donne il carico del materno, personale e per quello di un intero genere, la sentimentalità e il peso di una tradizione negativa. Quindi, se oggi ci chiedessimo a cosa si deve la celebrità femminile e rispondessimo essenzialmente al potere decisionale dei media, ci daremmo una risposta parziale, perché i modernissimi media rispondo ancora a logiche arcaiche di selezione dei meriti e dei demeriti.
Recuperare i nomi
I cataloghi che tramandano alla storia una serie di brevi biografie di letterate e di poetesse, dandoci modo ancora oggi di recuperare almeno i nomi, se non i volti, con lo scopo di dimostrare le capacità femminili nel campo strettamente letterario, fu ripreso da Boccaccio e non cessò mai di esistere toccando la vetta della sua produzione tra il 1600 e il 1700, alle soglie della formazione del fenomeno dell’opinione pubblica e nel secolo precedente in Italia alla nascita del sistema rivoluzionario della pubblica istruzione. Il Seicento fu anche il secolo in cui “la questione femminile” uscì fuori dalle dispute individuali e diventò un dibattito europeo coinvolgendo uomini e donne; l’incontro-scontro, aldilà delle argomentazioni a volte teneramente ridicole, degli uomini fra loro, in veste di accusatori o sostenitori delle capacità
“muliebri” e delle donne che difendendo il loro sesso, finalmente ritrovavano un’alleanza, ci ha consegnato, se non fisicità, almeno nomi e cognomi su cui lavorare. Un compito che il Femminismo si è assunto fin dalla metà degli anni Settanta e per il quale non dovremmo provare che gratitudine. Le firme degli uomini che tramandavano le donne, consegnandole alla celebrità, spesso anche negativa, avevano una formazione culturale e una provenienza diversa:
letterati laici ed ecclesiastici, saggisti improvvisati, donne offese nell’amor proprio dalla misoginia dominante, galanti eruditi di provincia che arringavano in difesa del sesso debole più per spirito cavalleresco che per convinzione. Ma anche abati impauriti dalla corruzione insita per natura nel corpo e nell’anima femminile (la donna come officina del diavolo), poeti arcadi
in vena di rime esortative per giovinetti da educare, ingenui e sprovveduti ai quali si diceva “state lontani dalla donna ingorda e infine, incalliti assertori della superiorità maschile; contro l’incalzante saggistica vicina alla eguaglianza fra i sessi, che si respirava, per così dire, con l’aria del tempo settecentesco, essi costruirono un vero e proprio edificio di luoghi comuni, irrobustiti
con citazioni aristoteliche e bibliche. La galleria di donne celebri non necessariamente implica un criterio di scelta meritocratico, bensì era usato sia per esaltare che per denigrare . Esistevano in verità molte più sante, vergini, mogli fedeli e poetesse da contrapporre a prostitute, incestuose e streghe assassine, ma ai difensori delle donne mancava un vero e proprio substrato culturale su cui attecchire; risultava così facile a Giuseppe Passi, autore settecentesco, scrivere un catalogo di “puttane” e a Diunilgo Valdecio, ripete in 14 righe per ben 16 volte il gioco di assonanza fra donna e danno, proverbio che è appartenuto al lessico comune fino a pochi anni fa. Il prototipo negativo da cui partire per riabilitare era Eva, che sancì in sostanza la condanna all’inferiorità per tutto il genere femminile. Da Cornelio Agrippa a tanti altri, in un arco di tempo che abbracciò due secoli, venne contestata l’idea della superiorità maschile rovesciandola nella maggiore perfezione del sesso femminile. Per esempio scriveva che la donna nasce dalla costola di Adamo presa sotto il cuore, l’uomo invece è stato forgiato dalla terra; come si può credere che sia migliore della donna se essa è fatta di materia più nobile? Anche il luogo della formazione era migliore, perché Eva fu creata nel Paradiso, mentre Adamo vi fu trasportato dopo essere stato formato in un campo selvatico insieme con gli animali bruti; e ancora la natura limosa maschile si manifesta quando l’uomo si lavava. L’acqua del suo catino presentava sempre residui di terra emessi dal suo viso fangoso, così come l’uomo era inferiore anche perché peloso e soggetto alla calvizie , eventualità in cui la donna non incorreva mai data la sua origine celeste. Insomma, come scrisse Francesco Agostino della Chiesa: “ Le donne sono venute in
eccellenza in ciascun arte ove han posto cura”. Ma la risposta migliore e in un certo senso premonitrice spetta senza dubbio alla seicentesca Moderata Fonte pseudonimo di Modesta Dal Pozzo, autrice de “Il merito delle donne” quando, per fugare ogni dubbio, disse in modo lapidario: D’altri non son che mia, libero cor nel mio petto soggiorna”
Sintesi dell’intervento: Meriti e demeriti della celebrità femminile. I criteri della celebrità “per passare alla storia”.
di Diana Stanzani
8 ottobre 2012
Il disegno di legge sulla doppia preferenza alla elezioni comunali
è in dirittura d’arrivo
Un risultato importante è stato raggiunto in Commissione Affari Costituzionali al Senato con l’approvazione della doppia preferenza uomo-donna alle elezioni comunali e circoscrizionali. Il testo andrà in aula già questa settimana. E’ una norma che favorisce la presenza delle donne nelle istituzioni rappresentative e significativa è anche la norma che garantisce il principio di parità nelle giunte. L’approvazione del testo in commissione è il frutto di una mediazione tra le forze che sostengono il Governo.
Ora ci si aspetta una rapida approvazione, data l'intesa raggiunta, per utilizzare le nuove norme elettorali già dalle prossime elezioni amministrative.
di Diana Stanzani
è in dirittura d’arrivo
Un risultato importante è stato raggiunto in Commissione Affari Costituzionali al Senato con l’approvazione della doppia preferenza uomo-donna alle elezioni comunali e circoscrizionali. Il testo andrà in aula già questa settimana. E’ una norma che favorisce la presenza delle donne nelle istituzioni rappresentative e significativa è anche la norma che garantisce il principio di parità nelle giunte. L’approvazione del testo in commissione è il frutto di una mediazione tra le forze che sostengono il Governo.
Ora ci si aspetta una rapida approvazione, data l'intesa raggiunta, per utilizzare le nuove norme elettorali già dalle prossime elezioni amministrative.
di Diana Stanzani