I PROCESSI PARTECIPATIVI
Norberto Bobbio e i diritti dell'uomo
Norberto Bobbio affermava già quarant’anni fa, con sano spirito pragmatico, che più che di cercarne il fondamento (in sé introvabile), “il problema relativo ai diritti dell’uomo è oggi non tanto quello di giustificarli, quanto quello di proteggerli”.
E si tratta di un problema “non filosofico, ma politico”.
Il nostro sistema democratico garantisce al cittadino la possibilità di scegliere, ma non gli fornisce gli strumenti culturali per farlo in modo veramente autonomo.
Da tempo il percorso di crescita della consapevolezza civica si è arrestato, mentre si è messo in moto un processo di arretramento politico e di regressione sociale, che produce decadenza ed involuzione culturale.
Nella nostra specifica realtà, questi segnali di regressione possono essere interpretati e letti come il risultato di un sistema di potere locale capace di consentire l’inclusione, ma non il cambiamento: il sistema continua a perpetuare se stesso, con ripetitività, mentre i cittadini (senza rendersene conto) hanno perduto una parte notevole della loro autonomia decisionale.
All’interno del dibattito sull’etica della politica, che anima vari gruppi di cittadini, motivati dalla forte volontà di contribuire al rinnovamento politico ed al cambiamento culturale e che vogliono rimettere in moto il meccanismo della partecipazione, si registra nell’opinione pubblica l’insperato desiderio di tornare ad una buona politica, ribaltando la condizione socio- culturale di quella che, al momento, appare una cittadinanza sconfitta.
La storia insegna che l’opposizione e il possibile abbattimento anche di uno solo degli aspetti di questo sistema di potere può finire per minacciare il tutto, quindi è importante sostenere ogni sforzo da parte di quelle realtà che puntare sulla consapevolezza del cittadino.
E si tratta di un problema “non filosofico, ma politico”.
Il nostro sistema democratico garantisce al cittadino la possibilità di scegliere, ma non gli fornisce gli strumenti culturali per farlo in modo veramente autonomo.
Da tempo il percorso di crescita della consapevolezza civica si è arrestato, mentre si è messo in moto un processo di arretramento politico e di regressione sociale, che produce decadenza ed involuzione culturale.
Nella nostra specifica realtà, questi segnali di regressione possono essere interpretati e letti come il risultato di un sistema di potere locale capace di consentire l’inclusione, ma non il cambiamento: il sistema continua a perpetuare se stesso, con ripetitività, mentre i cittadini (senza rendersene conto) hanno perduto una parte notevole della loro autonomia decisionale.
All’interno del dibattito sull’etica della politica, che anima vari gruppi di cittadini, motivati dalla forte volontà di contribuire al rinnovamento politico ed al cambiamento culturale e che vogliono rimettere in moto il meccanismo della partecipazione, si registra nell’opinione pubblica l’insperato desiderio di tornare ad una buona politica, ribaltando la condizione socio- culturale di quella che, al momento, appare una cittadinanza sconfitta.
La storia insegna che l’opposizione e il possibile abbattimento anche di uno solo degli aspetti di questo sistema di potere può finire per minacciare il tutto, quindi è importante sostenere ogni sforzo da parte di quelle realtà che puntare sulla consapevolezza del cittadino.